CASA COVRE

Tavolo o scrittoio?

È nato prima il tavolo o lo scrittoio? Noi italiani, popolo di buongustai e quindi paese in cui – per vocazione innata – la buona cucina regna incontrastata, risponderemmo: il tavolo! E invece…

Invece, bisogna risalire a un’altra origine, sempre mediterranea ma in senso più ampio. Infatti la “Tabula”, da cui origina il nome dell’oggetto, era il termine con cui i latini chiamavano la tavoletta ricoperta di cera utilizzata per la scrittura. Eccoci dunque all’origine: nacque prima il mobile per “scrivere” piuttosto che quello utilizzato per la “mensa”.

Tavolo, scrivania, scrittoio… gradualmente i termini si sono diversificati, indicando una progressiva specializzazione di uso di quello che in origine era semplicemente un piano orizzontale, che faceva da supporto allo svolgimento di diverse attività.

Lo scrittoio in effetti deriva il nome da “scriptorium”, che designa sia lo stilo che il luogo in cui si effettuava la copiatura dei manoscritti. Inizialmente dotato di leggio, lo scrittoio cambia poco nei secoli, fino all’aggiunta di cassetti databile dal periodo rinascimentale. Lo scrittoio rimase un oggetto di uso esclusivo fino alla seconda guerra mondiale, dopo la quale si diffuse su vasta scala insieme alla grande diffusione del lavoro “da scrivania”.

È medioevale invece la nascita del tavolo per riunioni: deriva dalla Tavola Rotonda, intesa come tavolo che permetteva di livellare l’importanza di tutte le persone riunite, oltre a consentire a tutti di vedersi in faccia.

Attualmente noi utilizziamo spesso indistintamente il tavolo per pranzare, scrivere, studiare, lavorarci, giocare eccetera, ovvero sfruttiamo il piano orizzontale per rendere comodo lo svolgimento dei più svariati tipi di attività.

Talvolta la funzione si arricchisce anche del valore della rappresentazione: passa dallo scrittoio personale – privato, generalmente sistemato in casa – allo scrittoio “importante”, posizionato in un ambiente che ha anche la funzione di accogliere ospiti e trasmettere loro la personalità del titolare.

Ecco quindi che la gamma si amplia.

Victor Scrittoio

Victor è l’oggetto versatile, che si presta a svolgere funzioni non troppo caratterizzate. La struttura portante è uno scheletro, come la carena di una imbarcazione: le centine si innestano su una spina dorsale che percorre il tavolo in lunghezza. Su questo scheletro, invisibile, è teso il cuoio, che modella le forme e lascia sentire, sotto-pelle, la presenza dell’ossatura portante. Sopra questo “scafo” si posa la struttura a “ponte” del top: in questo elemento si mixano parti in legno, con essenze scelte per la loro forte personalità, e parti rivestite in pelle, morbida e ineguagliabile sottomano nella zona centrale.

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Erice Scrittoio

Erice è il piccolo scrittoio da casa, adibito a funzioni diverse ma strettamente personali del proprietario. Questo scrittoio incarna due nature: quella di angolo privato per lavorare ma anche per dedicarsi alle proprie cose, per ritagliarsi uno spazio e un tempo personale che, con dimensioni contenute, fa da scrigno alle cose a cui teniamo.

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Siena Scrittoio

Siena è uno scrittoio con una connotazione più operativa, dalle linee semplici e schiette come la città che gli dà il nome, ma nello stesso tempo di una ricercatezza contenuta e consolidata.

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Naviglio Scrittoio

Naviglio è uno scrittoio di sapore “leonardesco”, da studiolo. Vuole celebrare la suggestione per l’ideale archetipo del “tavolo da lavoro”: la struttura a cavalletto, i volumi leggeri, le forme essenziali. Naviglio è quasi una tensostruttura, slanciato a ponte tra le due estremità dei suoi sostegni in legno massello. Il top e il “courtesy-panel” sono elementi sottili, finiti in cuoio, come un unico grande sottomano teso come un’ala leggera. Una elegante suggestione rinascimentale per un ambiente di lavoro caldo e accogliente.

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Victor Studio e Portofino

Victor Studio e Portofino rappresentano il grande scrittoio con penisola, che diventa un’isola multifunzionale. Victor Studio crea l’ambiente inglobando la madia Victoria. Portofino, con la suggestione del mare nel nome e nel rimando figurativo al fasciame degli scafi, simula un grande promontorio di lavoro per uno studio di dimensioni importanti ma leggero e raffinato.

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Articolo a cura di Arch. Marina Bani

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